martedì 8 luglio 2014

ESONDA IL SEVESO


VASCHE DI LAMINAZIONE SI... VASCHE DI LAMINAZIONE NO

Questo il panorama "metropolitano" che abbiamo trovato nel nord Milano e lungo le strade di accesso alla città, questa mattina.

Esondazione a Palazzolo - Paderno Dugnano
Le "vie d'acqua a Milano" qualcuno ha ironizzato sui social network, ridicolizzando le ipotesi di deviazione di canali e/o scolmatori che dovranno convogliare ...chiare e fresche et dolci acque al sito di EXPO, devastando però grandi aree verdi o parchi consolidati come il parco di Trenno.

Certo il tema delle "vie d'acqua" a Milano ha origini ben più antiche, e si tratta di un progetto di Leonardo Da Vinci, che in una sua visione immaginifica "vedeva" Milano servita da canali e corsi d'acqua in parte coperti o sottostanti gli edifici ed in parte scoperti.

Un grande progetto di ingegneria idraulica; sono rimasti due navigli e mezzo di questo progetto urbanistico-paesistico significativo per la città (l'ultimo e l'unico probabilmente che Milano ricordi).
Presso il Museo della Scienza e della Tecnica sono visibili i modellini di questo studio Leonardesco, che invito a visitare, in quanto tema di estrema attualità, ma quello che Leonardo non poteva prevedere era che Milano avrebbe dovuto servire un fiume ...di macchine.
Quindi son stati chiusi i navigli, tranne quelli a sud di Milano, e luoghi belli e caratteristici di Milano sono spariti, come el tombon de san marc, il ponte delle gabelle, lo stesso ponte di San Marco (sempre a Milano, non a Venezia).

Milano - Viale Suzzani
Milano - Viale Fulvio Testi / Piazzale Istria

Personalmente penso si possa guardare ad altri esempi per capire se questi bacini temporanei possono avere anche valenze paesistiche e non essere un mero volano per il deflusso di piogge ormai sempre più disastrose per il nostro territorio.
L'urbanizzazione e la copertura dei terreni ha reso senz'altro il terreno meno permeabile e quindi la prima causa di queste esondazioni è strettamente connessa al consumo indiscriminato di suolo.
che scoperta diranno gli addetti ai lavori, ma è proprio così, il dissesto idrogeologico è spesso causato dalla urbanizzazione incontrollata.

E la città è consolidata, costruita al ritmo di 8 mq al secondo (cit. Finiguerra), come si può pensare di liberare l'alveo del torrente a Milano, ma anche in Provincia dove non c'è più spazio?
Quale può essere la soluzione, acclarato che l'urbanizzazione (e non solo a Milano, ma soprattutto a nord di Milano) ha stretto sempre più lo spazio al torrente?

Cercando di essere propositivi, guardiamo al caso del PLIS del Molgora a est di Milano dove si studiano sistemi idraulici di compensazione delle portate d'acqua e si associano progetti di ri-naturazione delle sponde, come nel caso di Bussero, porta del Parco Agricolo, che ritengo un caso simile a quello di Paderno Dugnano.
La stessa Paderno Dugnano soffre in caso di esondazione del torrente, ed una soluzione va trovata, ma dove, questo sarebbe il problema per molti?
Non sia così semplice definirne la localizzazione e credo fermamente sia il come, il tema da approfondire.

Allora tutti intorno ad un tavolo per capire cosa e come si possa fare a risolvere la questione, perché può anche essere che la localizzazione delle vasche di laminazione sia o meno corretta a Senago o Paderno, ma non si può non prescindere lo studio del territorio di area vasta, ossia ancora più a nord di questi due paesi.
Insomma come Milano si rivolge a Paderno e Senago, ritengo Paderno si possa rivolgere ad altre amministrazioni per lavorare lungo tutta l'asta fluviale.

La amministrazione padernese in carica sino al 2009 aveva avviato un programma di studio sul "Parco Fluviale del Seveso", iniziando un lavoro in modo puntuale, sia dal punto di vista ambientale che idrogeologico, ma localizzando gli studi a Paderno Dugnano.

E l'AIPO ha svolto studi sull'assetto idrogeologico del torrente Seveso, eppure non è stato mai pubblicato (intendo con decreto ministeriale) un Piano di Assetto Idrogeologico che identifichi le fasce di esondazione con ricaduta a breve/medio/lungo periodo per limitare le edificazioni nei pressi degli argini di quello che torrente era e torrente resta, visto le enormi differenze di capacità/portata che lo caratterizzano.
Perché il fiume, in quanto fiume, ha delle portate idrauliche costanti, mentre un torrente non ha queste caratteristiche e la disciplina dei suoli va governata con responsabilità integrando questi studi nel governo del territorio e non garantendo a vita edificazioni in aree non adeguate come sempre, per fare cassa con gli oneri di urbanizzazione.

Il fatto di avere un torrente in "ambito urbano" è noto a tutti, amministratori locali compresi.
Solo che i piani di governo del territorio non li hanno mai conformati a queste realtà ed alle loro ricadute (le esondazioni) dannose per le attività umane, non solo economiche.

In questi ultimi 5 anni si è solo sentito parlare di Vasche di Laminazione (invasi artificiali -posti a nord di Paderno D.no nel quartiere di Palazzolo e Senago- che fungono da vasche temporanee per frenare la prima pioggia, ossia l'onda che oggi si riversa in modo repentino in sezioni idrauliche non più adeguate).

PLIS Molgora 

Tornando al Molgora, il tema progettuale, scaturito dalla necessità di realizzazione della vasca di laminazione del torrente, nei territori dei comuni di Bussero e di Gongorzola, ha attivato una serie di interventi volti alla creazione di un vasto luogo di fruizione a forte valenza naturalistica. 

Il progetto ha preso spunto da uno studio di fattibilità idraulica, che ha previsto l’asportazione di terreni vegetali per circa 3 mt rispetto alle attuali quote di campagna e il taglio della vegetazione delle ripe a ridosso del torrente, prevedendo poi la sistemazione delle aree all’interno della vasca di laminazione e della riorganizzazione dell’assetto di mobilità lenta, localizzata in prossimità della vasca e sugli argini stessi. 

Gli obbiettivi per un intervento anche sul torrente Seveso credo siano riassumibili cosi:
  1. ri-naturalizzazione della vasca volano attraverso interventi di ingegneria naturalistica;
  2. caratterizzazione dello spazio, elemento di interesse naturalistico/ambientale, in relazione al sistema fruitivo interno ed esterno all’area, ossia in connessione con il sistema dei parchi di livello sovraccomunale o regionale;
  3. individuazione di funzioni compatibili alla particolare destinazione d’uso dell’area;
  4. creazione di un sistema ciclo pedonale di supporto al sistema fruitivo dell’intero comparto del Plis e del Villoresi
E per non continuare a spostare il problema e le responsabilità di governo in governo, che sia la politica a dare impulso propositivo affinché si trovino le soluzioni alternative, e chiedendo a Regione Lombardia di aprire dei tavoli di lavoro, perché il Nord Milano non può farsi trovare impreparato.

Rimando qui ad un articolo scritto nel 2010 dalla insegnante padernese Nicoletta Saita e pubblicato da PadernoForum, il blog del giornalista Arcari, perchè alcuni spunti sulle azioni che la politica può mettere in campo ci sono.





Nessun commento:

Posta un commento