"Sono passati più di tre anni da quando Milano ha conquistato Expo vincendo la sfida con Smirne sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
Si iniziò subito a parlare di opere pubbliche da eseguire in funzione di questo evento: ambiziosi progetti territoriali che Expo avrebbe lasciato in eredità a Milano nel 2016, riqualificando l’immagine e la percezione nel mondo della nostra città e del suo territorio.
Siamo, si spera, tutti d’accordo che l’architettura è un bene pubblico primario e perciò soggetto alla tutela dello Stato. Ma il rispetto della qualità deve essere garantito in primo luogo nelle fasi di progettazione e di programmazione di ogni attività di trasformazione edilizia, e in questo processo i professionisti possono e devono avere un ruolo fondamentale come portatori di conoscenza, di metodologie e di procedure in materia, così come è fondamentale il contributo delle imprese, portatrici di tecnologia, know-how, esperienza e innovazione.
A settembre 2009 la Consulta degli Architetti propose per i manufatti architettonici 15 aree di possibile concorso di progettazione che dopo qualche mese si ridussero a 8, secondo un programma che si sarebbe sviluppato da settembre 2010 a giugno 2011 e che fu presentato in occasione di una serata che si è svolta all’Ordine degli Architetti sul tema “Expo: architettura e concorsi”
Si è arrivati invece alla conclusione che i concorsi di progettazione programmati, a causa di tristemente note procedure d’urgenza, erano stati accantonati a favore di una più agile procedura identificata nell’appalto integrato.
Dopo aver pubblicato la notizia, Società Expo, forse pensando che la decisione sarebbe risultata piuttosto impopolare tra i professionisti, chiese all’Ordine di Milano collaborazione nella stesura di bandi affinchè avessero caratteristiche tali da “consentire una estesa partecipazione creativa, qualità architettonica e coinvolgimento dei giovani”. In particolare ci chiesero di contribuire alla “definizione di criteri di selezione che tutelino i professionisti, privilegino la qualità del progetto sull’offerta economica, che lascino libertà e discrezione ai progettisti e che introducano un punteggio legato alla reale partecipazione di giovani”
Era il novembre del 2010 e, sulla base del fatto che l’appalto concorso non era soddisfacente né per le imprese né per i progettisti e che Expo avrebbe potuto essere l’occasione per formulare e utilizzare nuove procedure assumendo un ruolo innovatore e di sperimentazione nel panorama istituzionale del paese, insieme con Assimpredil presentammo a Società Expo una bozza per un nuovo tipo di bando che avrebbe potuto risolvere alcune criticità insite nelle procedure esistenti oltre che consentire la massima partecipazione dei progettisti, la scelta sulla qualità del progetto e non sull’offerta economica e rendere possibile alle imprese di partecipare con un impegno economico ridotto.
Nonostante l’interesse dimostrato da Società Expo sui contenuti della nostra proposta, abbiamo dovuto constatare che purtroppo è mancata la volontà di proseguire insieme la strada per costruire gli indispensabili approfondimenti tecnici che avrebbero potuto definire un nuovo assetto normativo che mirasse concretamente all’interesse collettivo e che avrebbe favorito la crescita di professionalità attraverso criteri di selezione trasparenti e favorevoli alla qualità dell’architettura, all’accesso delle nuove generazioni, alla partecipazione delle imprese.
Sostanzialmente la nostra proposta è stata considerata inapplicabile in quanto contenuta nel Codice degli Appalti in due articoli diversi.
Nella seduta n. 489 del 21 giugno 2011, su proposta dell’On. Pierluigi Mantini, la Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno collegato al Decreto Sviluppo che impegna il Governo ad assumere le misure idonee affinchè il modello procedurale da noi proposto possa essere utilizzato per le opere di Expo 2015.
Questo ci sembra confermare il valore del lavoro fin qui svolto e ci convince ulteriormente della necessità di proseguire nella direzione di una proposta che, nel rispetto dell’efficienza e della concorrenza, garantisca la migliore qualità del progetto di architettura il rapido espletamento della procedura di aggiudicazione e favorisca la sicura e celere esecuzione delle opere.
Continuiamo a credere che il concorso sia una insostituibile occasione per promuovere la qualità dell’architettura, per stimolare la committenza ad assumere un ruolo attivo per migliorare la qualità degli interventi pubblici, per contribuire concretamente ad avviare una svolta radicale nei criteri di gestione del territorio, restituendogli quella riconoscibilità che oggi ha certamente perduto".
A quando la riforma della professione?
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