martedì 14 giugno 2011

REFERENDUM (Milanese): ECOPASS A 5 Euro per tutti

Tutt el mond a l'è paes, a semm d'accòrd, ma Milan, l'è on gran Milan, Porta cicca e la bovisa...

E ora: "Pedaggio per tutti"; l'esito del referendum milanese dice che si pagherà (sempre più) dazio, per entrare nella città di Milano.
Non credo che tutti i quesiti referedari fossero idealmente validi, ma dev'essere una considerazione personale, forse, che ne pensate voi?

Non parlo dei quattro principali, promossi da IDV e altri, il cui esito è... strapazzante, quanto per alcuni quesiti (talvolta risibili) che ad esempio i milanesi si son trovati a votare.
E dico "trovati", perchè una gran parte della popolazione milanese non era neanche a conoscenza dell'esistenza di questi ulteriori 5 quesiti, ma si è espressa.
Interessante quello sulle aree di Expo, ma uno in particolare mi lascia molto perplesso.
Votare (da milanese) per l'estensione di Ecopass, che è una pollution charge, in un "pedaggio di circolazione" esteso a tutti (soprattutto i pendolari) rappresenta una limitazione del diritto alla circolazione (di merci e persone), istituendosi una vera e propria congestion charge.
La tassa di congestione, innanzitutto è una nuova tassa.
Tassa che per contro dovrebbe venire istituita da ogni singola amministrazione locale nei confronti dei milanesi che ogni weekend invadono le valli bergamasche o altri lidi per li raggiungimento delle seconde e terze case.
Peccato, il tema ha una portata ben differente.
Credo che per valutare correttamente un simile provvedimento, in una città che ha l'ambizione di essere "metropolitana", si doveva tradurre nel votare il quesito in tutta la Provincia milanese e Provincie contermini.
Pessima (autonomista) figuraccia de' barlafuss.
E soprattutto è una figuraccia per i promotori festanti che rendono l'immagine di una città molto ma, molto provinciale e molto ma, molto poco metropolitana, sbattendosi bellamente di quanto il provvedimento interessi il settore economico e produttivo, diffuso in periferia e provincia, tramite una decisione che è monocentrica, non certo da gran Milan.
Per arrivare a tanto la città, e le sue istituzioni locali, dovrebbe/ero prima garantire circolazione (efficiente) in ogni direzione e con ogni mezzo (di trasporto pubblico), ma Milano non è Londra e non è neanche Parigi.
Speriamo che il neo-assessore alla Mobilità e Verde, Pierfrancesco Maran se ne renda conto, per ora rimanda: "se ne parlerà nei prossimi mesi".
Chi lavora muovendosi in città o dalla città verso la provincia e viceversa pagherà più tasse; mi chiedo come possano i cittadini di una città imporre una tassa ad altri cittadini di altre città?
L'Italia fu la culla della civiltà comunale e nel periodo storico dei fiorenti "comuni", nell'XI° secolo era tuttavia comprensibile, in una erigenda società in divenire in cui le città erano le prime entità autonome di governo locale chi combatteva (per la propria autonomia) combatteva il centralismo e contro i vincoli feudali.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima tornata referendaria (perchè sull'impeto della attuale non crediate non ne arriveranno delle altre): la ricostruzione delle mura spagnole?

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